Taraxacum Officinale

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definizione

Il tarassaco comune è una pianta a fiore (angiosperma), appartenente alla famiglia delle Asteracee; l’epiteto “officinale” ne indica le virtù medicamentose, note fin dall’antichità e sfruttate con l’utilizzo delle sue radici e foglie: il nome popolare che gli è stato conferito, “piscialetto”, ne sottolinea le proprietà diuretiche; è comunemente conosciuto anche coi nomi di dente di leone, a causa della forma dentata delle foglioline, o soffione (riferendosi all’infruttescenza), per via della palla lanosa che contiene i semi.

Il nome Taraxacum, che deriva dal greco ταραχή (tarakhḕ → scompiglio) e ἄκος (àkos → rimedio), sottolinea la capacità di rimettere in ordine l’organismo, anche se esiste una seconda ipotesi sull’etimologia, che lo fa risalire all’arabo Talkh chakok (→ erba amara) derivato a sua volta dal persiano; in Europa tale nome fu introdotto dal botanico di Francoforte Adam Lonitzer nel XV° secolo.

È una pianta erbacea perenne, di altezza compresa tra 10 e 30 cm, particolarmente diffusa nei luoghi erbosi e areati di tutto il territorio italiano e mondiale, in quanto cresce nei prati, sulle strade, sulle rive dei corsi d’acqua e in altre zone caratterizzate da terreni umidi ed è considerato un’erba infestante: presenta una grossa radice a fittone dalla quale si sviluppa, a livello del suolo, una rosetta basale di foglie munite di gambi corti e sotterranei, mentre le foglie sono semplici, oblunghe, lanceolate e lobate, con margine dentato (da cui il nome di dente di leone) e prive di stipole; il fusto, che si evolve in seguito dalle foglie, è uno scapo cavo, glabro e lattiginoso, portante all’apice un’infiorescenza giallo-dorata, detta capolino, formata da due file di brattee membranose, piegate all’indietro e con funzione di calice, racchiudenti il ricettacolo, sul quale sono inseriti centinaia di fiorellini, detti flosculi.

Ogni fiore è ermafrodita, di forma ligulata, cioè la corolla presenta una porzione inferiore tubolosa dalla quale si estende un prolungamento nastriforme detto ligula, composto dai petali; si riconosce facilmente per i suoi capolini floreali di colore giallo intenso, che si chiudono al calar del sole e si riaprono al ritorno della luce (il tarassaco è conosciuto anche come girasole dei prati), cui sussegue un globo piumoso bianco-argentato, dotato di numerosi acheni (da cui l’appellativo di soffione), un ciuffo di peli bianchi che, agendo come un paracadute, agevola col vento la dispersione del seme, quando questo si stacca dal capolino.

Il tarassaco viene usato sia dalla cucina sia dalla farmacopea popolare; in apicoltura, è in grado di fornire alle api sia polline sia nettare, da cui si può ricavare un ottimo miele monoflorale, che cristallizza abbastanza velocemente.

proprietà

Ricco di fitosteroli, antiossidanti fenolici, flavonoidi (luteolina, apigenina, isocercitrina, un composto simile alla quercetina), acido caffeico e acido clorogenico, terpenoidi e triterpeni (tarassolo, tarasserolo, sitosterolo), sesquiterpeni, potassio, magnesio, vitamina C e carotenoidi: aldilà delle proprietà diuretiche universalmente note (foglie), il rizoma e la radice agiscono come coleretici e colagoghi potendo essere utilizzate nella detossificazione epatica, come purificanti, decongestionanti e disintossicanti del fegato; tali proprietà sono imputabili soprattutto ai flavonoidi, ai triterpeni, ai lattoni sesquiterpenici e all’inulina contenuti all’interno della stessa pianta.

L’azione coleretica è dovuta principalmente agli alcoli triterpenici, sinergizzati dai lattoni sesquiterpenici che, oltre ad aumentare la secrezione biliare, stimolano i processi di coniugazione delle sostanze tossiche, facilitando così l’eliminazione dei metaboliti dannosi per l’organismo e prevenendo la formazione dei calcoli biliari. I lattoni sesquiterpenici sono sostanze amare che stimolano la digestione e l’appetito, ma per la sua capacità di aumentare l’acidità gastrica, il tarassaco può anche aumentare gli effetti gastrolesivi dei farmaci antinfiammatori non steroidei.

Gli estratti ottenuti da radici e da foglie di tarassaco hanno messo in evidenza una potenziale attività epatoprotettiva, attraverso un’azione di radical scavenger: l’attività protettiva dai danni ossidativi esercitata dagli estratti del tarassaco si esplica non solo nei confronti del fegato, ma anche nei confronti di reni e altri tessuti.

L’applicazione tradizionale empirica del tarassaco è supportata da indagini farmacologiche: la ricchezza in potassio ha la capacità di regolarizzare i fluidi corporei e abbassare la pressione arteriosa (considerata l’elevata presenza di potassio nelle radici e nelle foglie di tarassaco, la concomitante assunzione di supplementi dietetici del minerale può causare un apporto dietetico eccessivo di potassio e conseguente iperkaliemia), cui contribuisce la presenza dei flavonoidi e dei lattoni sesquiterpenici.

Al tarassaco vengono attribuite anche proprietà antinfiammatorie, ipoglicemiche, stimolanti l’attività pancreatica e ipocolesterolemizzanti, in quanto promuove l’eliminazione biliare del colesterolo in eccesso e ne riduce l’assorbimento grazie alla ricchezza in fitosteroli e fibre solubili; come tutte le composite, la radice di tarassaco è ricchissima di inulina, una fibra solubile con effetti prebiotici, un oligosaccaride in grado di svolgere azioni benefiche a livello gastroenterico, favorendo la funzionalità della flora batterica intestinale, migliorando l’assorbimento dei minerali e aumentando la massa fecale e il numero di evacuazioni, utili per migliorare la funzionalità intestinale e selezionare una flora enterica simbionte.

Può avere un ruolo nella gestione e prevenzione dei biofilm, principalmente attraverso le sue proprietà disintossicanti e digestive, ma anche per la sua azione antibatterica dipendente dalle sostanze fenoliche contenute nel tarassaco: i fiori posseggono proprietà antimicrobiche e anti-biofilm, agendo sia un numero elevato di ceppi batterici e fungini.

integrazione con Taraxacum Officinale

Per quanto sia possibile utilizzare piante fresche raccolte in natura o siano disponibili in commercio diverse formulazioni erboristiche, l’utilizzo di supplementi nutrizionali ha il vantaggio di garantire una elevata purezza e concentrazione delle droghe contenute nella pianta ed una efficace sinergizzazione in grado di potenziare l’effetto terapeutico della pianta, minimizzandone gli effetti eventuali collaterali, spesso dose-dipendenti.

Il tarassaco (150 mg di estratto dalla radice) è contenuto nel DIU-PLUS (NW1101), un integratore ove la sua azione è sinergizzata dalla presenza di Medicago Sativa, Foeniculum Vulgare, Equisetum Hyemale, Apium Graveolens ed Arctostaphylos Uva-Ursi, vitamina B6 e solfato di potassio, che sinergicamente oltre a migliorare la funzione renale ed urinaria, possono essere utilizzati per il trattamento della cistite, per l’azione anti-biofilm vescicale svolgendo una potente azione antimicrobica ed antinfiammatoria.

Anche nel CORE LEVEL ADRENAL (NW1655), una miscela di estratti ghiandolari e fitoterapici adattogeni (Rumex Crispus) associati ad acido pantotenico, amminoacidi specifici e vitamine, in grado di favorire la riattivazione del metabolismo surrenalico, l’estratto della radice di Taraxacum Officinale (10 mg) viene utilizzato per ridurre lo stress ossidativo e migliorare la funzionalità epatobiliare, riducendo il toxic overload, anche grazie alla particolare formulazione (core level) è finalizzata a sinergizzarne i singoli componenti, per favorirne l’azione a livello dei tessuti bersaglio.

Nel TOTAL SYSTEMIC D-TOX (NW2705), il tarassaco agisce di concerto con vitamine, sali minerali, aminoacidi, Silybum Marianum, Eleutherococcus Senticosus, Rumex Crispus, Asparagus Officinalis, Beta Vulgaris, Brassica Oleracea var. Italica, Curcuma Longa, Cycas Revoluta, N-Acetil-Cisteina, glutatione, quercetina, ornitina, clorofilla, co-enzima Q10, per ottimizzare i processi di detossicazione e disintossicazione dell’organismo: per mobilizzare, legare (coniugare o chelare) e rimuovere le tossine prodotte dall’organismo, sostenendo l’attività del fegato e degli organi emuntori, coadiuvando il mantenimento dell’omeostasi.

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