fattore scatenante

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definizione

Può essere rappresentato come un evento o uno stimolo in grado di fungere da trigger (grilletto), equiparabile, in un certo senso ad uno stressor; nonostante il concetto di fattore scatenante appaia scontato, merita di essere approfondito, in quanto elemento determinante e non secondario dell’eziopatogenesi, alla base di qualunque disfunzionalità e patologia.

Innanzitutto parliamo di fattore (factor) un lemma latino derivato dal participio passato di facĕre (→ fare), che sottolinea come l’azione sia già avvenuta, per cui l’elemento agente ha già svolto un ruolo di attivazione e noi vediamo i risultati di questo atto: la disquisizione non è speciosa, poiché ci mostra come la cascata di eventi che sono stati messi in moto, per portare all’esito attuale, siano già avvenuti e, perciò, non sono più modificabili; noi possiamo intervenire solo sul processo in atto (patogenesi) o sugli effetti (dis-funzione versus morbo), non più sull’eziologia.  Per quanto riguarda il verbo scatenare, letteralmente significa “liberare dalla catena“, cioè eliminare i vincoli che impediscono un evento, dando libero corso alla sequela di “esiti” che derivano direttamente dalla perdita dei freni inibitori, cioè di quelle condizioni, dipendenti dall’omeostasi corporea e dalla attitudine allostatica, in grado di limitare il subitaneo prodursi di effetti violenti o incontenibili, conseguenti allo squilibrio improvviso delle forze in gioco.

una “catena di eventi”

Una volta che la capacità cibernetica dell’organismo di contrastare le noxæ venga meno, quando gli stressor, agendo come fattori biocidici, saranno stati in grado di saturare i sistemi difensivi o adattativi dell’organismo, per effetto dello stress, cioè dell’incapacità di tollerare ulteriori “pressioni” o carichi”, il sistema somato-emozionale subirà una disfunzione che invariabilmente agirà sul “locus minoris resistentiæ“, cioè sulle nostre fragilità somatiche o emozionali.

Quando viene meno la capacità cibernetica dell’organismo di contrastare le noxæ, il sistema somato-emozionale diviene sensibile alla dis-funzione: per effetto dello stress, l’organismo diverrà incapace di tollerare ulteriori “pressioni” o carichi” e gli stressor, agendo come fattori biocidici, saranno in grado di saturare i sistemi difensivi o adattativi dell’organismo. Il risultato, inevitabile, di questa catena di eventi, è la vulnerabilità del sistema sia da un punto di vista somatico, sia sul piano emozionale o spirituale: le sollecitazioni prodotte dalla disparità fra le risorse soggettive e le richieste a cui è sottoposto l’individuo agiranno, invariabilmente, sulle nostre fragilità, cioè a livello del “locus minoris resistentiæ “.

Occorre non dimenticare che un fattore scatenate può avere un effetto dirompente sull’organismo, solamente perché questo viene sollecitato, in senso negativo, da cofattori eziologici, che creano una condizione predisponente: ogni stressor causa incapienza al sistema somato-emozionale e, pertanto, diviene indifeso ed esposto ad ulteriori danni; la sindrome generalizzata di adattamento che si innesca in risposta allo stress subito, qualora perduri, causa debolezza, rendendo l’organismo attaccabile e danneggiabile dagli eventi.

Di conseguenza, il fattore scatenante innesca il processo dis-funzionale, soglia di entrata di quel processo patogenetico che apre la porta la “morbo”: depauperano l’individuo delle proprie risorse, permette che venga “ferito ”, perdendo così la propria integrità; d’altra parte, i cofattori, agendo come elementi sincronici, in sinergia fra loro, amplificando reciprocamente le conseguenze della loro azione. Da questo deriva l’assunto che qualunque problema, organico, emozionale, biochimico, relativo all’ecosistema di riferimento, sia, invariabilmente multifattoriale.

fattori scatenanti e multifattorialità

Se si accetta il principio che la genesi della malattia dipenda dalla disparità fra le risorse soggettive e le richieste a cui viene sottoposto il nostro “IO“, nella sua globalità ed interezza, comprendiamo anche come una reale visione olistica porti necessariamente l’artigiano della salute a non focalizzarsi esclusivamente sull’ipotetico agente causale o sul fattore scatenante: ove possibile, occorre agire su tutti i possibili artefici dello squilibrio che, sommandosi e sinergizzandosi fra loro, depauperano le energie corporee e, allo stesso tempo, incrementare la vis medicatrix naturae.

Ogni essere vivente deve essere considerato unico ed indivisibile: un sistema olistico dove le differenti parti lavorano armonicamente e sinergicamente per il benessere dell’individuo; solo prendendo in considerazione la poliedricità causale, spesso sincronica, solo intervenendo sui molteplici aspetti che costituiscono ogni organismo, senza focalizzarsi obbligatoriamente sulla presunta “patologia“ o “causa” (attitudine che, peraltro, può essere fuorviante) è possibile indirizzare l’attenzione verso le differenti aree di squilibrio causate dallo stress.

Attraverso la rigenerazione capacità vitale individuale, viene ripristinata la capacità fisiologica di superare il dis-stress e fronteggiare le sollecitazioni a cui si viene sottoposti; favorire la vitalità dell’organismo significa migliorare la quantità e la qualità di quell’energia necessarie a promuovere il ben-essere individuale. Attraverso il processo noetico, i professionisti che applicano queste discipline sono in grado di prendere in considerazione sia i fattori scatenanti, sia i cofattori eziologici: agendo sull’equilibrio fra le componenti emozionali, strutturali e biochimiche, sono in grado di favori i processi di recupero dell’energia, prevenendo la fase di esaurimento conseguente allo stress cronico.

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