morbo

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considerazioni sulla malattia

Si potrebbe definire il morbo come una manifestazione equivalente malattia, ed il termine come un sinonimo della stessa parola malattia, considerandolo quasi un vezzo linguistico, magari un po’ arcaico: viceversa il lemma deve essere considerato come un’entità dotata di una propria dignità ed un significato specifico, che sottintende un processo evolutivo, nello specifico, infausto.

Ancora una volta l’etimologia ci viene in aiuto, per comprendere meglio queste sottili, ma significative differenze: la malattia è la tribolazione che affligge il malato, cioè chi è «male habĭtus», ovvero che possiede l’attitudine e l’aspetto di chi soffre, modellato sulla locuzione greca κακῶς ἔχων (kakós échonche sta male), ma morbus, possiede una connotazione decisamente più incisiva, perchè la radice (proto-indoeuropea) è comune con mors (→ morte), mori (→ morire) descrivendo un male, una cosa dannosa e, allo stesso tempo, qualcosa di fetido (si veda come l’aria è ammorbata, cioè ripiena di morbo, che conferisce cattivo odore), che mostra segni di putrefazione; non a caso, in medicina il termine viene accostato a malattie croniche e inguaribili, o pestilenze, come il colera o la peste.

Il morbo richiama in sé non solo l’idea del disfacimento fisico, ma anche l’impressione del decadimento intellettivo e della corruzione morale; Albert Camus, nel suo romanzo “La peste“, scrive

«… ciascuno porta in sé, il morbo (la peste), e che nessuno, no, nessuno al mondo ne è immune. E che bisogna sorvegliarsi senza tregua per non essere spinti, in un minuto di distrazione, a respirare sulla faccia d’un altro e a trasmettergli il contagio. Il microbo, è cosa naturale. Il resto, la salute, l’integrità, la purezza, se lei vuole, sono un effetto della volontà che non si deve mai fermare.»

Il morbo potrebbe essere assimilato, in un certo senso, al peccato originale, inteso come l’elemento di potenziale decadenza che è in ognuno di noi poiché, in fondo, siamo un “sistema entropico” destinato inevitabilmente al disordine ed al caos: la vita è la continua lotta del nostro organismo per mantenersi un “sistema entalpico”, organizzato, cioè per conservare la costanza del milieu intérieur, dell’omeostasi corporea.

Entropia deriva dal greco ἐντροπή (entropé), cioè ἐν- (en- → dentro) e τροπή (tropé → trasformazione): indica la tendenza di un sistema verso il minor stato di organizzazione, mentre per entalpia, dal greco ἐνθαλπος (enthalpos), ovvero ἐν- (en- → dentro) e θάλπειν (thalpein → bruciare), si intende l’utilizzo teleologico dell’energia per mantenere un sistema ordinato.

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