glucoside

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definizione

Anche se spesso il termine glucoside viene utilizzato come sinonimo di glicoside, in realtà si dovrebbe utilizzare questo termine per definire esclusivamente i glicosidi in cui lo zucchero coniugato all’aglicone è il glucosio.

L’interesse dei glucosidi è legato al fatto che molti di essi hanno spiccati effetti farmacologici, in virtù dei quali possono avere importanti applicazioni terapeutiche oppure agire come pericolosi veleni: l’attività farmacologica dei glucosidi è dovuta in genere alla frazione agliconica; la parte zuccherina, pur essendo inattiva, ha tuttavia grande importanza poiché determina la rapidità di insorgenza e la durata dell’azione, la capacità di fissazione della molecola glucosidica sui substrati biologici e la tenacia del legame con le proteine tessutali.

α-glucosidi e β-glicosidi

Il glucosio è uno zucchero a sei atomi di carbonio (esoso): solitamente viene rappresentato come una struttura lineare bidimensionale, detta proiezione di Fischer, caratterizzato dalla presenza in posizione 1 (C1) di un gruppo carbonilico aldeidico (-CHO), tipico delle aldeidi, ed un gruppo alcoolico (-CH2OH) in posizione 6 (C6).

Nella realtà, ovvero come normalmente il glucosio si ritrova nell’organismo cioè in soluzione acquosa, raramente la molecola si presenta in forma lineare, ma tende ad assumere una conformazione “chiusa”, molto più stabile; il carbonio 1 si lega al carbonio 5, richiudendo la molecola su se stessa creando un anello (anello piranosico), assumendo due configurazioni in base alla posizione dell’ossidrile (-OH) legato a C1, dette α-glucosio e β-glucosio.

Il carbonio in posizione 1 è elettrofilo, cioè ha “fame di elettroni”, mentre l’ossidrile (-OH) legato al carbonio 5 è un buon donatore di elettroni: in soluzione acquosa, la catena carboniosa del glucosio tende a ripiegarsi su se stessa, in maniera univoca (per motivi di ingombro sterico e di repulsione elettronica), avvicinando C1 a C5; questo fenomeno crea il distacco di un H+ dall’ossidrile in C5 che si attacca all’ossigeno carbonilico (-C=O) in C2 con conseguente rottura del doppio legame.


Questo porta alla reazione (legame) tra l’ossigeno ossidrilico residuo, legato al carbonio 5, ed il; carbonio carbonilico, in posizione 1, portando alla formazione del glucosio ciclico o glucosio a forma chiusa (questa è una tipica reazione tra composti carbonilici (-C=O), ed alcoli (-CHOH) per formare emiacetali); sono possibili due configurazioni del glucosio chiuso, aventi come punto di riferimento la posizione dell’ossidrile formatosi in seguito all’aggiunta di un idrogeno all’ossigeno carbonilico: se l’ossidrile risiede nel piano inferiore rispetto all’asse centrale della molecola la configurazione sarà detta α (alfa) se, invece, risiederà nel piano superiore sarà definita β (beta).

I due isomeri (epimeri) α e β non sono enantiomeri, perché non sono l’immagine speculare l’uno dell’altro; esiste un equilibrio tra la forma a catena aperta del glucosio e le forme cicliche α e β; la forma ciclica del glucosio previene la potenziale reattività che presenterebbe la molecola aperta, prevenendo la tendenza alla glicazione (glicosilazione non enzimatica) che potrebbe verificarsi con i gruppi amminici delle proteine

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