disbiosi intestinale

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definizione

Con disbiosi si intende una condizione di squilibrio dell’ecosistema microbico dell’organismo ovvero un’alterazione potenzialmente patologica del microbiota; può essere considerato in antitesi con il concetto di simbiosi, stato che normalmente dovrebbe caratterizzare il rapporto fra flora microbica ed essere umano, contraddistinto da “un rapporto di reciproco vantaggio”; dal greco δυσβίωσις composto dal prefisso peggiorativo δυσ- (dys → male, anomalia, malformazione) e βίωσις‎ (bíōsis → tenore di vita), derivato, a sua volta, da βιόω (bióō → vivere) e -ωσις (-ōsis → suffisso indicante una condizione, uno stato o un processo).

La disbiosi intestinale è una una condizione di alterazione inerente il tratto digestivo; anche se questa è una delle manifestazioni più frequenti, la disbiosi può interessare qualsiasi distretto corporeo: il concetto di fondo è la presenza di iperproliferazione microbica, superinfezione batterica o disbatteriosi (dysbacteriosis) che dir si voglia, ovvero di uno squilibrio nei rapporti fra le popolazioni microbiche che compongono il microbiota, frequentemente conseguente ad un’alterazione dell’ecosistema presente all’interno del tubo gastro-enterico.

sintomi

Cattiva digestione e dispepsia; bloating, gonfiore, meteorismo e flatulenza; algia addominale, coliche, dolore spastico acuto, spesso caratterizzato da accessi parossistici intervallati da periodi di remissione sono alcuni dei sintomi più diffusi in caso di infiammazione acuta dell’intestino dipendente dalla disbiosi intestinale: l’irritazione causata dalla disbiosi, infatti, può portare a disturbi legati alla digestione e ad alcune intolleranze alimentari indirette, ossia a quelle non direttamente legate ad un uno specifico alimento.

L’infiammazione causata dalla disbiosi può provocare forme di malassorbimento dovute alla flogosi dei villi intestinali, che non riescono più ad assorbire le sostanze nutritive ingerite, causando, talvolta, quadri di leaky gut syndrome o Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

" href="https://www.nutriwest.it/glossario/m-i-c-i/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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La sintomatologia delle Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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Possibile fattore peggiorativo delle Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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può essere innanzitutto lo " href="https://www.nutriwest.it/glossario/stress/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

" href="https://www.nutriwest.it/glossario/m-i-c-i/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">M.I.C.I., che in alcuni casi si manifestano come quadri di infiammazioni cronica a bassa intensità oppure manifestazioni come la " href="https://www.nutriwest.it/glossario/s-i-b-o/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">S.I.B.O. o la sindrome dell’intestino irritabile.

In alcuni casi si possono manifestare eruttazioni e rigurgito, M.I.R.G.E, nausea e persino vomito,  disturbi dell’alvo (stitichezza alternata a diarrea, Dal greco στεατορροια (steatorroiafeci grasse), composto da στέαρ (stéar → grasso) e -ρροια (-rroia) elisione di διάρροια (diárroiadiarrea, per approfondire l'etimologia, si veda il lemma): abbondante emissione di feci, contraddistinte da un eccessivo contenuto di grassi, dall'aspetto poltaceo, untuoso, spesso grigio-giallastro, caratterizzate da odore rancido, frequentemente con la presenza di goccioline di grasso visibile sulla superficie.

Oltre all'aspetto untuoso, al colore chiaro e all'odore pungente delle feci, la steatorrea può essere accompagnata dalla presenza di altri sintomi come gonfiore (bloating), crampi e dolore addominale, nausea o vomito, diarrea osmotica. I soggetti con cattiva digestione o con malassorbimento spesso riferiscono una perdita di peso, nonostante si possa verificare un’assunzione di cibo normale o, perfino, aumentata: una steatorrea significativa o continuativa può dare luogo a delle complicanze quali perdita di elettroliti (sodio, potassio e magnesio) potendo causare lipotimia, sincope vaso-vagali o collasso cardio-circolatorio. Altre possibili complicanze comprendono acidosi metabolica (per deplezione di bicarbonati); ipokaliemia con astenia generalizzata, in particolare in presenza di feci mucose, con perdita massiccia di potassio, o ipomagnesiemia, che può provocare fenomeni clonico-tetanici; nei casi più gravi si può giungere alla cachessia.

Il sintomo è tipico delle sindromi da malassorbimento intestinale, ma, spesso, può dipendere da alterata o incompleta digestione dei grassi come si riscontra nella calcolosi biliare, nella fibrosi cistica, nella cirrosi epatica, nella pancreatite o qualora si verifichino alterazioni del microbiota intestinale o disbiosi. L’insufficienza, sia essa escretiva o funzionale, del pancreas esocrino, specialmente quando si manifesta con un deficit di lipasi, può essere considerata causa più frequente di cattiva digestione dei grassi.

Gli acidi biliari sono fondamentali per un corretto assorbimento dei lipidi: nel duodeno, tratto iniziale dell'intestino tenue, le lipasi pancreatiche vengono facilitate nella loro attività digestiva, grazie all'azione emulsionante dei sali biliari, che permettono una corretta formazione delle micelle. Il continuo rimescolamento del contenuto intestinale, favorito dalle contrazioni peristaltiche, contribuisce alla scissione delle gocciolone lipidiche in molecole molto più piccole: il processo, che prende il nome di emulsione, ed è irreversibile, grazie alla carica elettrica negativa della componente idrosolubile dei sali biliari che respinge le varie molecole lipidiche. Il risultato del processo digestivo è la formazione di monogliceridi ed acidi grassi liberi (FFA) e fosfolipidi: mano a mano che si liberano queste sostanze, escono dalle gocce lipidiche e si raccolgono, insieme a colesterolo, ai sali biliari ed ai fosfolipidi, in piccolissime strutture solubili, chiamate micelle che, attraversando più facilmente lo strato acquoso che bagna i villi intestinali, li veicolano fino agli enterociti, deputati al loro assorbimento.

Nella composizione delle micelle non entrano a far parte gli SCFA (acidi grassi a corta catena) e gli MCFA (acidi grassi a catena media ) che, in virtù della maggiore idrosolubilità, rimangono nel mezzo acquoso, per essere utilizzati a livello locale o inviati al circolo portale. La mancanza dei sali biliari ridurrebbe fortemente la capacità di digestione ed assorbimento dei lipidi, comportando che buona parte dei grassi assunti con li alimenti passerebbero nelle feci in forma indigerita, dando luogo a steatorrea.

Ogni alterazione che determini una riduzione o mancanza degli acidi biliari o la presenza di anomalie della mucosa intestinale, possono causare steatorrea: quadri predisponenti possono essere la celiachia, la sindrome dell'intestino irritabile, la SIBO, le Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

" href="https://www.nutriwest.it/glossario/m-i-c-i/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">MICI
come il morbo di Crohn; alterazioni, in senso ostruttivo, del sistema linfatico intestinale si possono associare ad un cattivo assorbimento delle lipoproteine e quindi al manifestarsi della steatorrea.

" href="https://www.nutriwest.it/glossario/steatorrea/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">steatorrea …), candidosi o parassitosi; soprattutto nella donna, la disbiosi intestinale può essere responsabile di infezioni genitali ricorrenti, come la candidosi vaginale. Talvolta anche i disturbi del sonno, i cambiamenti dell’umore, una maggiore suscettibilità alle infezioni e ridotta efficienza fisica possono essere cintomi della disbiosi intestinale, con interessamento della valvole ileo-cecale o della valvola di Huston. « all'indice del glossario