Salix Alba

« all'indice del glossario

definizione

Albero dalla chioma aperta e i rami sottili, flessibili e tenaci, possiede una corteccia giallastra o grigio-rossastra; le foglie lanceolate-acuminate, con stipole caduche e piccole, picciolate e finemente seghettate sono pelose su ambo le facce da giovani, mentre quelle adulte hanno pagina superiore poco pelosa o glabra, e quella inferiore è ricoperta da densa peluria che conferisce una colorazione argentea (da qui l’attributo alba, cioè bianco).

Noto per le sue proprietà antinfiammatoria, antinevralgica e antifebbrile, è utile contro reumatismi, mal di testa e febbre.

un po’ di storia

Il termine latino salix, discende dalla radice indoeuropea (celtica) sal-lis (→ vicino all’acqua) a conferma del fatto che i salici crescono bene in luoghi freschi, dal terreno ben intriso di acqua come le rive dei laghi, dei fiumi, o in prossimità di zone paludose: nei dialetti italiani il nome della pianta è perlopiù derivato dall’accusativo latino salicem, da cui salice; il termine alba (→ bianco), allude al fatto che le foglie, di colore grigio argento con una leggera peluria setosa nella pagina inferiore, donano alla chioma un aspetto bianco-argenteo.

Le virtù terapeutiche e le proprietà febbrifughe ed analgesiche della corteccia del salice sono note fin dall’antichità in quanto le foglie e la corteccia del salice sono menzionati in antichi testi medici egizi del II millennio a.C. (papiro Ebers, papiro Edwin Smith): questa droga è citata negli scritti d’Ippocrate, di Dioscoride e Plinio; nel Medioevo l’utilizzo farmacologico si va progressivamente perdendo, data l’elevata flessibilità dei giovani rami, che vengono utilizzati per la fabbricazione di cesti e altri oggetti di vimini (il nome vimini in effetti deriva dalla specie Salix Viminalis, i cui rami sono particolarmente adatti per questo utilizzo). La Scuola Medica Salernitana (dal periodo Normanno, fino alla prima meta del XIII secolo), come già Dioscoride, attribuisce al salice proprietà anafrodisiache, specificando che frenava la libidine al punto da impedire il concepimento.

Nel 1763 il reverendo inglese Edward Stone studiò le proprietà antimalariche della corteccia di salice: benché fosse in errore nell’attribuire affinità tra il salice e il chinino, i suoi risultati dimostrarono inequivocabilmente le proprietà antifebbrili della corteccia di salice

La svolta storica negli studi sul salice l’imprime, a sua insaputa, il 20 giugno del 1803 Napoleone Bonaparte, imponendo il blocco all’importazione di qualsiasi merce proveniente dalle colonie inglesi e dall’Inghilterra sul continente: con tale decisione venne bloccata l’importazione dall’America anche della corteccia di china (originaria dell’America meridionale, un tempo utilizzata, dato l’elevato contenuto in alcaloidi, principalmente come antipiretico) e spinse pertanto la ricerca ad un valido sostituto farmacologico autoctono europeo; il sostituto più ovvio fu il salice, con un incremento della richiesta talmente elevato da superare le capacita estrattive del principio attivo dal salice.

Nell’Ottocento i progressi della chimica permisero di isolare il principio attivo contenuto nella corteccia del salice: Francesco Fontana, un chimico italiano isolò per la prima volta, nel 1825,  il principio attivo dal Salix Alba, chiamandolo salicina, che venne isolata allo stato puro, per la prima volta, da Henri Leroux nel 1828. 

proprietà officinali e medicamentose

Tutte le proprietà del Salice note sin dall’antichità sono riconducibili al suo principio attivo, l’acido salicilico: dalla corteccia del salice è estratto un glucoside, la salicina, che, una volta assunta, viene metabolizzata dalla flora intestinale in saligenina e poi dal fegato in acido salicilico; a causa di queste trasformazioni, il tempo per raggiungere l’indice terapeutico e la durata dello stesso sono superiori rispetto ai salicilati di sintesi. La salicina, costituisce il principio attivo più interessante della pianta per le sue proprietà analgesiche, antipiretiche ed antireumatiche: il fitocomplesso contenuto nella corteccia del salice bianco ha un’azione notevolmente meno irritante per la mucosa gastrica, rispetto a quella dell’acido acetilsalicilico e l’azione vasoprotettiva dei flavonoidi ne esalta l’azione antinfiammatoria; per queste azioni il Salice è utilizzato come integratore naturale alimentare utile in caso di dolori articolari e muscolari, mal di schiena, mal di testa, malattie da raffreddamento, infiammazioni osteo-articolari, mialgie e nevralgie. 

Per uso esterno, l’acido salicilico è usato in creme e lozioni, per il trattamento di molte patologie dermatologiche: acne, forfora, psoriasi, dermatiti seborroiche, duroni, calli e verruche comuni, perché svolge un’azione cheratolitica, nelle affezioni in cui lo strato corneo dell’epidermide produce cheratina in eccesso.

Oltre alla salicina, la corteccia del salice contiene altri glicosidi fenolici (populina, alcol salicilico), aldeidi, acidi aromatici, flavonoidi (isoquercetina), e tannini.

« all'indice del glossario