fitoestratto

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definizione

Preparato ottenuto dalla evaporazione, parziale o totale, di succhi vegetali o di soluzioni risultanti dal trattamento di una sostanza vegetale con un liquido (acqua, alcol, etere …) capace di discioglierne, e quindi estrarne, i principi attivi: le parti utilizzate variano da pianta a pianta, cioè possono essere foglie, fiori, frutti, semi, corteccia, rizoma, radice o pianta intera, dato che i vari costituenti chimici possono essere localizzati in diverse parti della pianta o presentare differenti concentrazioni oppure cofattori diversi; è possibile suddividere i fitoestratti in base al tipo di solvente usato per l’estrazione (estratti acquosi, idroalcolici, oleosi, glicolici, eterei …). L’estratto vegetale differisce concettualmente dalla droga, in quanto quest’ultima, secondo tradizione, è costituita dalla pianta (in toto, parte della stessa) seccata senza alcuna estrazione a mezzo solvente dei principi attivi; dal greco ϕυτόν (phytón → pianta) e estratto, participio passato del verbo latino extrahĕre, composto di ex– (→ da) e trahĕre (→ «trarre, cavare, tirare fuori, con semplice atto meccanico o mediante vari procedimenti).

In base alla consistenza, gli estratti si possono distinguere in secchi, molli o liquidi: gli estratti secchi si ottengono evaporando completamente il solvente usato nell’estrazione, così da avere un residuo polverizzabile; talora gli estratti secchi si preparano da quelli fluidi inglobandovi sostanze polverulente, medicamentose o no (lattosio, amido …); gli estratti molli si ottengono per evaporazione parziale del solvente, in modo che il prodotto assuma la consistenza della melassa. Gli estratti liquidi o fluidi sono soluzioni con tutti i principi attivi della pianta, dotati azione terapeutica sia principale sia coadiuvante; possono essere preparati con acqua o con alcol diluito addizionato di tutte le sostanze (acide o alcaline) atte a favorire il solubilizzarsi dei principi attivi e la sicura conservabilità.

Un estratto vegetale, a differenza di un composto di sintesi, contiene una serie di sostanze che agiscono sinergicamente, il cui insieme viene definito fitocomplesso, caratterizzato dalla presenza di un insieme di molecole (principi attivi) che ne determinano l’azione farmacologica; d’altra parte, una delle grandi incognite dei fitoestratti è il reale contenuto in principi attivi, anche se oggigiorno vengono ottenuti con metodiche che garantiscono la standardizzazione dell’estratto e forniscono un prodotto finale sicuro ed a concentrazione nota di principi attivi.

Esempio di fitoestratti utilizzati comunemente nell’integrazione alimentare, sono quelli a base di piante medicinali per il riequilibrio ormonale, in genere ricche in saponine steroidee: tali molecole sono importanti perché mimano l’azione degli ormoni steroidei e possono risultare utili per contrastare i sintomi determinanti dalla carenza degli stessi, ovvero stanchezza cronica, disturbi sessuali, disturbi della memoria, depressione, disturbi mestruali, disturbi della menopausa, malattie articolari o altre manifestazioni non necessariamente specifiche; la loro azione può essere quella di un antagonista, competendo con l’ormone originale e, di conseguenza riducendo gli effetti negativi dello stesso sull’organismo quando questi sia in eccesso, oppure di agonista, stimolando le funzioni organiche o metaboliche fisiologiche, sopperendo alla parziale carenza dell’ormone. Occorre ricordare che un estratto vegetale non si può considerare un sostituto dell’ormone ma può mimarne l’attività legandosi agli stessi recettori, contrastare i sintomi da carenze e stimolare la produzione senza creare feedback negativi.

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