localizzazione terapeutica

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Messa a punto da George Joseph Goodheart Jr. per identificare la presenza di squilibri somato-emozionali od energetici, utilizzata dalla Kinesiologia Applicata, la tecnica si basa sul concetto di “cambio di indicatore“, cioè sulla variazione delle risposte neuro-muscolari, che vengono ottenute effettuando un test muscolare, mentre viene contattata una struttura o un’area corporea, ovvero viene “localizzata” la sede di uno squilibrio: il test non fornisce alcuna indicazione sulla qualità o sulle peculiarità dello scompenso, limitandosi a evidenziare l’influenza che tale “contatto” attua nei confronti del “muscolo indicatore“, agendo pertanto come un “significance detector“.

Talvolta la localizzazione terapeutica può essere considerata un “challenge kinesiologico“, volto a identificare se uno stressor sia, o meno, il responsabile dello squilibrio corporeo; può essere un mezzo per individuare le priorità di riequilibrazione, permettendo di identificare fra i differenti possibili sistemi di correzione, quale sia il più appropriato in quel particolare contesto; altre volte funge come “test di provocazione“, per evidenziare un problema latente o è usato come “test di verifica e controllo“, definito anche “test sfida“, per riscontrare se le correzioni messe in atto sono sufficienti o per identificare se esiste la necessità di un lavoro più approfondito di riequilibrazione. Una particolare e specifica applicazione di questa tecnica è il profilo nutrizionale, una metodica volta ad identificare la presenza di squilibri o micro-carenze nutrizionali attraverso la stimolazione di punti riflessi stimolati mentre si effettua il test del muscolo indicatore.

L’idea di fondo è che una qualunque area di squilibrio corporeo, se toccata, può indurre l’indebolimento (o il rafforzamento) di un muscolo sottoposto a test, come indicatore della risposta neuro-mio-fasciale: se quella particolare zona o punto corporeo, che può rappresentare una zona riflessa, una struttura articolare, un punto di agopuntura, un recettore nervoso, solo per citare alcuni esempi, non viene toccata, non ci sono variazioni al test muscolare kinesiologico.

In termini neurofisiologici si suppone che il tessuto dermico, recependo anche minime variazioni elettro-magnetiche, sia in grado di interferire con il controllo motorio come conseguenza dell’abbassamento della soglia di sensibilità dei recettori cutanei che, attraverso meccanismi di facilitazione segmentale o di sensibilizzazione neuromerica, generano fenomeni di iperattivazione neurologica. Secondo l’ipotesi di George Joseph Goodheart Jr., l’influenza esercitata dalla localizzazione terapeutica, sulle risposte muscolari, è paragonabile ai fenomeni di gating (controllo selettivo) esercitato a livello delle reti neurali midollari e mesencefaliche, un meccanismo paragonabile, concettualmente, al “gate control” nocicettivo (per una miglior comprensione dell’argomento, si veda “the gate control theory“ pubblicato sul sito kinesiopatia.it).

In particolare viene postulata una relazione fra meccanocettori, nocicettori e funzionalità muscolare poiché un tronco nervoso che controlla l’azione muscolare esercitata su una qualunque articolazione innerva, parimenti, il territorio dermico che ricopre l’articolazione stessa ed i muscoli coinvolti nel movimento di detta articolazione, si può supporre che esista una relazione fra dermatomi, miotomi e sclerotomi. Tale correlazione è in grado di creare disfunzioni associando gli input della componente sensitiva ad output di tipo motorio o, frequentemente, di tipo eccito-motorio; infatti spesso le manifestazioni somatiche o motorie sono accompagnate da squilibri del sistema autonomico. cioè del sistema ortosimpatico, dipendente dal coinvolgimento delle radici spinali ventrali o dei gangli spinali di questo sistema, con interessamento funzionale dei viscerotomi associati.

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