Ginkgo Biloba

« all'indice del glossario

proprietà

Il Ginkgo Biloba può essere utilizzato per il trattamento di diversi disturbi, fra cui ricordiamo: deterioramento mentale, aterosclerosi e sue manifestazioni (prevenzione e cura), arteriopatie obliteranti degli arti inferiori, cerebro-vasculopatie, cardiopatia ischemica, malattia di Raynaud, vasculiti, insufficienza vertebro-basilare, acufeni e sindromi vertiginose in genere, microangiopatia diabetica, ipertensione arteriosa e retinopatie, è impiegato anche nella prevenzione dei danni da fumo e delle trombosi venose.

antinfiammatorio e antiossidante

Al ginkgo sono attribuite numerose proprietà, fra le quali, sicuramente, spiccano quelle antinfiammatorie e antiossidanti. Più nel dettaglio, l’azione antiflogistica attribuita a questa pianta è ascrivibile ai ginkgolidi in essa contenuti. Alcuni studi hanno dimostrato che il ginkgolide B in particolare è in grado di inibire l’attività del PAF (fattore di attivazione piastrinico) attraverso l’antagonizzazione del suo recettore. Il fattore di attivazione delle piastrine, infatti, svolge un ruolo importante nei processi infiammatori e nelle variazioni della permeabilità vascolare.

L’attività antiossidante del ginkgo, invece, è imputabile ai flavonoidi e ai derivati terpenici (ginkgolidi e lattoni sesquiterpenici) in esso contenuti. Infatti, queste molecole – oltre a prevenire la perossidazione lipidica – esplicano anche un’azione di “spazzini” dei radicali liberi (free radical scavenger).

Inoltre, da alcuni studi è emerso che il ginkgo sarebbe in grado di esercitare un’azione antiossidante anche direttamente a livello del fegato, dove – agendo sul sintema microsomiale epatico P450 – sembra essere in grado di ridurre la produzione di radicali liberi.

Le proprietà del ginkgo hanno suscitato molto interesse ed è per questo motivo che numerose ricerche sono state condotte sui principi attivi in esso contenuti.

Fra queste, spicca uno studio relativamente recente (2001) che ha messo in luce come l’estratto di ginkgo sia in grado di aumentare l’efficacia e la tollerabilità del 5-fluorouracile (o 5-FU) in pazienti affetti da cancro del colon-retto refrattari al trattamento con solo 5-FU.

Un’altra ricerca, invece, ha dimostrato che il ginkgo – se somministrato come trattamento aggiuntivo alla terapia a base di aloperidolo in pazienti schizofrenici – è in grado di aumentare l’efficacia dello stesso aloperidolo, favorendo così un miglioramento nella sintomatologia della schizofrenia.

funzioni cognitive e memoria

Numerosi studi sono stati condotti sulla capacità del ginkgo di migliorare le funzioni cognitive e la memoria: da questi studi è emerso che il ginkgo è in grado di migliorare le funzioni cognitive – e soprattutto la memoria – solamente in pazienti con età superiore ai 50 anni affetti da disturbi della memoria, appunto, mentre non influenza in alcun modo le capacità cognitive di pazienti giovani con età compresa fra i 20 e i 40 anni.

Il miglioramento cognitivo e mnemonico esercitato dal ginkgo è da imputarsi ai flavonoidi e ai terpeni in esso contenuti e alla loro spiccata attività antiossidante e antinfiammatoria.

claudicatio intermittens

La claudicatio intermittens è un disturbo della deambulazione, spesso sintomo di una malattia occlusiva arteriosa periferica. Diversi studi hanno dimostrato come l’assunzione di estratti di ginkgo possa aiutare nel ridurre il dolore che i pazienti affetti da questo disturbo provano durante la deambulazione.

Per queste ragioni, il ginkgo è considerato il principale rimedio fitoterapico per contrastare la claudicatio intermittens.
Nella medicina popolare cinese il ginkgo veniva utilizzato per il trattamento dell’asma, dell’angina pectoris, del tinnito (o acufeni) e anche come rimedio contro l’ipertonia.

Il ginkgo viene anche sfruttato dalla medicina omeopatica. Lo si può trovare sotto forma di granuli con indicazioni per il trattamento delle tonsilliti e della cefalea, in particolar modo, per il trattamento della cefalea temporale sinistra.

« all'indice del glossario