comportamento teleologico

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definizione

Attività rivolta al conseguimento di un obiettivo, cioè indirizzata alla realizzazione di uno scopo, indipendentemente dal fatto che sia un atto volontario o un’azione inconsapevole: potrebbe essere definito un “atteggiamento finalizzato”, cioè orientato ed intenzionale; dal greco τέλος (télos → fine) e λόγος (lógos → discorso), il comportamento teleologico può essere considerato come un atto finalistico e finalizzato, che mira a realizzare un traguardo.

considerazioni sulle risposte allo stress

Frequentemente, le modalità individuali di azione possono essere ascritte fra le condotte indirizzate, in quanto, anche se non ce ne rendiamo conto, le azioni ed i comportamenti che mettiamo in atto sono motivati e finalizzati al raggiungimento di obiettivi personali: in particolare, nelle situazioni che sottopongono l’organismo ad un sovraccarico, le reazioni agli stressor sono orientate a dinamiche di sopravvivenza, cioè di superamento della fase di disagio.

Basate su criteri adattativi e logiche predittive, in osservanza del principio dell’allostasi, le risposte generalizzate di adattamento possono essere considerate condotte teleologiche rivolte al superamento dello stress: grazie alla cibernetica, cioè alla presenza di fenomeni di retroazione, l’organismo è in grado di mettere in atto comportamenti (behavior) diretti a perseguire obiettivi (purpose); i meccanismi di feedback possono essere finalizzati al mantenimento di uno “status quo“, cioè alla conservazione dell’omeostasi, tramite retro-inibizione e per questo vengono definiti retroattivi (feedback negativo). Viceversa esistono meccanismi predittivi, in grado di tenere conto dell’evoluzione temporale (capacità allostatica), capaci di amplificare ed esacerbare le ripercussioni di piccole variazioni, definiti a feedback positivo: una perturbazione su un sistema induce un aumento dell’entità della perturbazione, grazie ad un nesso causale che agisce secondo l’effetto domino, cioè A produce più di B che a sua volta produce più di A, quindi attraverso una logica opposta all’inibizione retroattiva, dove i risultati di una modifica agiscono per ridurla o contrastarla (A produce più B che a sua volta inibisce la produzione di A).

l’uomo e il suo rapporto con l’ecosistema

La weltanschauung alla base dei comportamenti teleologici ci permette di comprendere come l’essere umano possa interagire col proprio ecosistema in un’ottica di crescita e trasformazione, senza necessariamente invocare l’esistenza di una “causa finale”: la mancanza di una finalità ultima, la cui semplice sussistenza riesce a rendere ragione degli eventi e delle leggi della natura, esclude una visione della realtà basata sulla metafisica o sulla trascendenza; viceversa, la finalizzazione, cioè il mirare a portare a termine un obiettivo personale, rende l’uomo libero dalla prospettiva meccanicistica o deterministica.

Se ammettiamo che l’esperienza individuale, la stamina soggettiva e la vitalità specifica di ogni persona, determinano le modalità con cui l'”IO” personale e soggettivo si relaziona con il mondo, riconosciamo la presenza non solo di nessi causali e nessi casuali, caratterizzati dal sillogismo “post hoc, propter hoc“, ma anche di sincronicità (nessi acausali).

I comportamenti teleologici sono finalizzazioni dell’intrinseco desiderio umano di “dominio” sull’ambiente, poiché mirano alla realizzazione di una aspirazione: lo “scopo finale” per l’individuo è soggiogare attraverso la competizione; per quanto la presunta crescita interiore del genere umano l’abbia “elevato” verso la spiritualità, a livello istintuale la priorità rimane sopravvivere, sottomettere, soggiogare, controllare, in un’ottica egoistica ed egotica che mira al “meglio per sé”.

La visione teleologica dell’universo non è così innovativa o moderna, come si potrebbe pensare: l’idea che la “realtà naturale” sia basata sul principio del «meglio», risale agli antichi filosofi greci; il «fine» deve essere considerato più rilevante, e per ciò anteposto e contrapposto, alla semplice “causa meccanica”. È un archetipo che coglie la più intima natura delle cose, poiché la spiegazione teleologica è la più probabile, per quanto riguarda i «fenomeni della vita», essendo finalizzata alla sopravvivenza dell’individuo, sempre che non si voglia chiamare in causa un “finalismo superiore”, cioè la presenza di una divinità che decida per e al posto dell’uomo.

A fronte della necessità di raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissati attraverso un incremento prestazionale (performance), la presenza di condizioni ostative crea frequentemente una dicotomia fra le necessità energetiche e le risorse individuali: l’incapacitazione che ne consegue può essere l’agente causale in grado di generare forme di stress, che attivano comportamenti teleologici dominati dalle dinamiche istintuali.

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