post hoc propter hoc

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definizione

La locuzione latina, frequentemente usata anche nella sua forma estesa «post hoc, ergo propter hoc» (→ «dopo questo e, quindi, a causa di questo»), è utilizzata per descrivere l’esistenza di fenomeni causali tra due (o più) avvenimenti, partendo dall’argomentazione: se A è vero e precede B, allora B ne è la conseguenza. La “consecutio logica” esprime l’esistenza di una relazione diretta fra due eventi, secondo il principio di causa-effetto, indica un nesso di causalità spazio-temporale, per il solo fatto che l’uno è posteriore all’altro; esprime una forma di coazione, in quanto mette in evidenza il manifestarsi di un certo esito, come risultato coerente di un evento precedente.

In realtà questo sillogismo potrebbe essere definito improprio, in quanto si tratta di un sofisma additivo, basato, cioè, sulla sovrapposizione di informazioni apparentemente coese; dal punto di vista della semiologia, esiste sempre la possibilità che l’evento descritto dalla locuzione, si riferisca a fenomeni acausali (sincronicità) o ad eventi contemporanei e casuali (sincronismo) anche se la consequenzialità appare evidente: la sentenza «dopo questo, causa di questo» mostra un'adduzione particolarmente attraente che sembra inferire al rapporto causale, vista anche la conformità della sequenza temporale.

Questa prospettiva evoca, nel caso della sincronicità, l’eventualità che esistano eventi relazionati secondo criteri acausali, che non si manifestano necessariamente in modo simultaneo, mentre il sincronismo ci ricorda la possibile presenza di cofattori eziologici che possono agire contemporaneamente ed in parallelo ad un fattore scatenante, che innesca l’evento stesso.

nessi causali – nessi casuali – nessi acausali

Anche se la razionalità può portarci a dubitare che prendere per causa quello che è un antecedente temporale non sia invariabilmente vero, la dinamica diacronica ci porta a pensare che, nella maggioranza dei casi, se un avvenimento è seguito da un altro, in un’ottica seriale, allora il primo è molto probabilmente la causa del secondo.

Le relazioni fra entità si esprimono attraverso nessi, vale a dire connessioni, legami, relazioni: in base al sillogismo «post hoc, ergo propter hoc» esiste una relazione logica e consequenziale fra due enti che rende possibile stabilire un nesso causale, cioè un rapporto di causa ed effetto; una connessione diretta ed univoca che lega un evento (dannoso) a un’azione e che consente di imputare all’autore dell’azione il danno prodotto.

Viceversa, il nesso casuale esprime il sincronismo che accomuna eventi per il solo e semplice fatto che avvengono nello stesso momento, senza che esista alcun rapporto significativo o relazione obbligata; quando, infine, si parla di nesso acausale si chiama in causa il concetto di sincronicità, ovverosia di eventi che posseggono una relazione che potremmo paradossalmente definire “plurivoca” o “equivoca”: avvengono non casualmente e non come conseguenza l’uno dell’altro, ma contemporaneamente perché si influenzano reciprocamente, creando le condizioni perché si manifestino.

I fenomeni sincronicistici (e non sincronici!) sono delle coincidenze significative che non avvengono “nello stesso tempo” ma “con lo stesso senso”, rivelando che spazio e tempo appaiono come grandezze relative e disgiunte.

Talvolta possono anche crearsi situazioni che rappresentano l’esito di processi markoviani: pur risentendo degli effetti degli eventi antecedenti, si manifestano non come conseguenza di ciò che è accaduto precedentemente ma come risultato diretto dello stato precedente, pur essendo espressione di processi aleatori. A complicare ulteriormente il quadro, è necessario prendere in considerazione il fatto che le situazioni possono evolversi e svilupparsi secondo dinamiche stocastiche, che variano secondo logiche non prevedibili e non-deterministiche, implicando un margine imprevedibile di casualità o che gli stessi modelli stocastici possono assumere le caratteristiche di un processo non markoviano: in questo caso, pur mantenendo caratteristiche aleatorie, i possibili esiti sono caratterizzati dal fatto che la probabilità che si verifichino dipende dalla complessiva “storia” precedente.

La riflessione, apparentemente intellettuale, ha in realtà, per il professionista del ben-essere, risvolti pratici significativi; il principio di causa-effetto, potrebbe risultare fuorviante, condizionando il processo noetico che dovrebbe portare alla comprensione del mal-essere o della disfunzionalità.

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