assorbimento

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definizione

Da un punto di vista linguisti, può essere definito come “l’atto, il fatto di assorbire, cioè di attirare e accogliere in sé”: in fisiologia, l’assorbimento è il fenomeno per cui sostanze liquide, disciolte o gassose attraversano una membrana organica per passare nel sangue o nella linfa, ovvero la penetrazione dei materiali nutritivi (lipidi, sali, zuccheri, protidi …) attraverso l’epitelio dei villi intestinali (assorbimento intestinale) o il passaggio di qualche sostanza (come l’acqua e l’alcol) a livello della mucosa gastrica all’interno dell’organismo (assorbimento gastrico); derivato di assorbire, dal latino absorbēre, composto di ab– (→ prefisso latino che indica provenienza o separazione) e sorbēre (→ sorbire), con il significato di “attirare e accogliere dentro di sé, fare proprio).

L’assorbimento e il fatto di “assorbire” non si riferiscono e solo al processo fisiologico di assimilazione dei nutrienti, ma anche a come il corpo assorbe e gestisce le emozioni, le tensioni e gli stimoli esterni: l’assorbimento può riferirsi al processo corporeo di assimilazione delle sostanze nutritive, o alla capacità del corpo di assorbire e gestire le emozioni e le tensioni, ma anche alla resilienza con cui il corpo assorbe in maniera elastica le forze agenti sul sistema somato-emotivo, per ammortizzarle.

Il corpo è in grado di assumere “materiale organico” estraneo, grazie al processo di assorbimento, per trasformarlo fino a renderlo compatibile con se stesso: la “materia grezza”, che ingeriamo sotto forma di cibo, grazie al processo digestivo cambia forma; per poterne assorbire l’essenza, è necessario separare la parte pura e preziosa dalle scorie “impure”, affinché sia possibile assumere la parte nobile degli alimenti, quella che è affine ed è conforme all’essenza di ogni individuo. Questo processo permette di rendere la “materia grezza”, raffinandola, trasformandola e fondendola col nostro io rendendola parte costituente del corpo, fino ad assimilarla, ovvero farla divenire «similiter ex altera» (il più simile a noi a partire dalla diversità).

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