evacuazione osmotica

« all'indice del glossario

definizione

Con questa locuzione ci si riferisce allo svuotamento, allo sgombero (evacuazione, dal latino evacuatio) cioè all’atto di “fare il vuoto”, derivando l’evacuare dalla parola vacŭus (→ vuoto), che descrive “l’atto e l’effetto del vuotare”, associato all’azione esercitata dall’osmosi generata da sostanze in grado di trattenere o richiamare liquidi nell’intestino, accelerando il transito del contenuto attraverso l’intestino tenue: in questo modo nel colon arriva un volume molto elevato di feci morbide che ne causa la distensione e porta a un rapido effetto purgante.

In condizioni fisiologiche l’osmolarità endoluminale viene mantenuta uguale a quella plasmatica, attraverso meccanismi di secrezione ed assorbimento di acqua e soluti: la diarrea osmotica compare quando sono presenti nel lume intestinale soluti non assorbibili che,  a causa della loro osmolarità, richiamano liquidi, determinando un aumento della massa fecale ed una diminuzione della sua consistenza.

Oltre alla manifestazioni di diarrea osmotica, causata solitamente da stati infiammatori dell’intestino, può essere provocata deliberatamente per mezzo di sostanze lassative quali il lattulosio, la mannite, i sali di magnesio, il sorbitolo o il tamarindo; non di rado, alte dosi  di questi solutivi non solo causano l’effetto lassativo ma, spesso, provocano crampi addominali, e possono essere responsabili dell’insorgenza di nausea e/o vomito.

I lassativi osmotici, se assunti in eccesso, o le diarree osmotiche possono dare disidratazione, problemi renali e squilibri elettrolitici, per effetto delle variazioni della concentrazione e distribuzione dei fluidi e dei soluti, nell’organismo: in particolare i problemi renali possono dipendere dall’eccessiva assunzione di magnesio e dagli squilibri elettrolitici, per questo motivo i lassativi osmotici sono controindicati nei soggetti affetti da patologie renali e possono essere sconsigliati per gli anziani o i bambini.

« all'indice del glossario