lattasi

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definizione

Enzima deputato alla digestione del lattosio, lo zucchero caratteristico del latte; è una idrolasi responsabile dell’idrolisi enzimatica del lattosio in glucosio e galattosio attraverso la reazione:

lattosio + lattasi + H2O = galattosio + glucosio

Col nome di lattasi, in realtà, si identificano una serie di enzimi capaci di promuovere l’idrolisi: questi enzimi appartengono al gruppo delle β-galattosidasi, una famiglia di enzimi idrolitici che in presenza di acqua catalizzano la scissione dei β-galattosidi nei monomeri che li costituiscono (si definisce β-galattoside un composto costituito da zuccherina costituita dal galattosio, legata ad un’altra molecola attraverso un legame glicosidico): il più noto fra questi enzimi umani è la lattosio-galatto-idrolasi o lattosio-galattoidrolasi.

L’enzima è naturalmente prodotto, almeno nelle fasi iniziali della vita extrauterina, dai mammiferi, anche se è secreto anche da Lactobacillus, Escherichia, Bacillus, Saccharomyces, Candida, Aspergillus, Penicillium, Mucor, cioè da differenti componenti del microbiota, che lo rilasciano sotto forma di enzima esocellulare.

Nei mammiferi l’enzima è localizzato, principalmente, nelle pareti intestinali a livello dei villi intestinali (orletto a spazzola); la diminuzione della produzione di questo enzima è associata all’intolleranza al lattosio, cioè ad una ridotta capacità di assorbimento e digestione del lattosio da parte dell’intestino tenue: l’enzima lattasi costituisce infatti un fattore limitante per la scissione del disaccaride lattosio e la sua produzione presenta una caratteristica evoluzione nei vari periodi della vita di mammiferi.

lattasi & intolleranza al lattosio

L’intolleranza al lattosio è la mancanza o l’insufficienza dell’enzima lattasi che genera, come conseguenza, reazioni avverse di natura tipicamente gastrointestinale, anche se non mancano sintomi atipici correlati: si tratta di una condizione patologica se presente nel lattante, visto il ruolo essenziale di questo zucchero per la sopravvivenza del bambino fino allo svezzamento, e para-fisiologica o addirittura fisiologica nel post-divezzamento e oltre.

Si parla di deficit genetico (detto anche primario o permanente) qualora la lattasi sia assente, così come possono esserci soggetti carenti, fin dalla nascita, mentre alcune persone perdono questo enzima nel corso della vita, ed in tal caso si parla di deficit acquisito (secondario): tale mancanza può essere transitoria o definitiva; la forma deficitaria spesso è il risultato di uno o più fattori predisponenti come la mancata assunzione di lattosio (latte) a lungo termine, resezione di ampi segmenti di intestino tenue, morbo celiaco, Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

" href="https://www.nutriwest.it/glossario/m-i-c-i/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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La sintomatologia delle Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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Possibile fattore peggiorativo delle Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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può essere innanzitutto lo " href="https://www.nutriwest.it/glossario/stress/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

" href="https://www.nutriwest.it/glossario/m-i-c-i/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">M.I.C.I. o infiammazioni intestinali su base autoimmune, " href="https://www.nutriwest.it/glossario/s-i-b-o/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">S.I.B.O. oppure malattie infettive dell’intestino su base batterica, micetale (moniliasi) o virale.

In realtà, nell’adulto, la mancanza di lattasi potrebbe essere un problema irrilevante e del tutto ininfluente, in quanto l’eventuale sintomatologia gastro-intestinale verrebbe del tutto minimizzata dalla esclusione alimentare dei latticini non fermentati o stagionati: il latte ed i latticini, infatti, non dovrebbero essere considerati una pertinenza dietetica necessaria nell’adulto; in natura, il lattosio si trova solo nel latte, secrezione post-partum della ghiandola mammaria femminile esclusiva della classe biologica Mammiferi, la cui funzione sarebbe di nutrire la prole fino al divezzamento. Peraltro, ogni specie animale produce un latte specifico, chimicamente diverso da quello degli altri animali motivo per cui, anche non considerando il lattosio, ogni latte di origine animale può indurre reazioni o sensibilizzazioni e talvolta può rivelarsi molto rischioso nutrire un bambino nei primi 6 mesi di vita con latti di diversa provenienza (nessuno escluso).

Non ci sono, in questo alimento, principi nutritivi o elementi essenziali esclusivi che non possano essere acquisiti diversamente, pertanto latte e lattosio sono necessari solo al lattante.

Proprio per questo motivo, la “difficoltà” è riconducibile esclusivamente alle abitudini alimentari o alla valenza emotiva oppure al fatto che il latte (lattosio), frequentemente, è considerato una sorta di “confort food” in quanto nell’adulto non ha alcuna peculiarità esclusiva che lo renda insostituibile da un punto di vista alimentare: anche il ricorso a succedanei, quali i “latti vegetali”, dipende unicamente da una sorta di “sindrome della Madeleine” o da forme di “sugar craving” su base emotiva, anche se questo ultimo aspetto coinvolge l’azione ergogenica in quanto ricco di glucosio e galattosio.

La questione potrebbe essere posta in questi termini: anche se una parte rilevante della popolazione non è oggettivamente capace di digerire adeguatamente il lattosio, mostrando una condizione (assolutamente fisiologica) nota come intolleranza al lattosio (che non deve essere assolutamente confusa con l’allergia alle proteine del latte), non ha assolutamente necessità di bere latte o assumere latticini, in quanto la carenza di questi alimenti non provoca alcuna sindrome carenziale; chi, invece, tollera questo zucchero, che svolge sostanzialmente lo stesso ruolo degli altri idrati di carbonio, può utilizzare liberamente latte, yogurt e simili, ricotte, formaggi in quanto non solo possono appagare il palato o soddisfare i desiderata individuali ma, soprattutto, perchè sono ottime fonti nutrizionali di proteine ad alto valore biologico (amminoacidi essenziali), vitamina B2 (riboflavina), fosforo, calcio, magnesio ed altri nutrienti; il calcio merita un discorso a parte, in quanto nel latte riscaldato ed in certi latticini, la sua precipitazione come caseinato di calcio, lo rende indigeribile e non assorbibile.

Viceversa, per gli intolleranti, essendo causa di sintomi e segni clinici sgradevoli e piuttosto limitanti, l’astinenza dai cibi contenenti lattosio non causerà quadri carenziali, da un punto di vista nutrizionale; peraltro, in condizioni di deficit di lattasi, l’assunzione di questi alimenti è in grado di scatenare la comparsa di reazioni gastrointestinali indesiderate dipendenti dall’azione localmente tossico-osmotica del lattosio e/o gli effetti del metabolismo di questa sostanza da parte del microbiota intestinale (anche se simbionte): il risultato della combinazione di questi due elementi causali provoca la liquefazione del contenuto intraluminale, dovuto al richiamo di acqua nel tenue, e un cospicuo metabolismo batterico nel crasso con alta produzione di gas. Da questo derivano sensazione di cattiva digestione, diarrea, crampi addominali, gonfiore e meteorismo, flatulenza, distensione addominale o bloating; con una certa frequenza compare il vomito; meno frequentemente possono insorgere mal di testa, manifestazioni cutanee e fastidi all’apparato urinario.

gestire la carenza di lattasi

Per chi desiderasse (o non potesse esimersi) dall’ingerire cibi contenenti lattosio è possibile assumere per via orale nutraceutici a base di lattasi, quali il Total Enzymes: l’efficacia del trattamento è, ovviamente, dose dipendente, ma si possono ridurre significativamente i sintomi, spesso causati anche dalla contemporanea presenza di altre sostanze che possono favorire la fermentazione intestinale o promuovere l’evacuazione osmotica delle feci, agendo da cofattori eziologici.

Talvolta possono manifestarsi deficit temporanei dell’attività lattasica come conseguenza di malattie o condizioni che danneggiano la mucosa intestinale, come le gastroenteriti virali, le Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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 è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle Acronimo per "malattie infiammatorie croniche intestinali"  equivalente a IBD (inflammatory bowel disease), utilizzato per classificare una famiglia, piuttosto eterogenea, di patologie infiammatorie croniche, in assenza di eziologia infettiva evidente, a carico dell'apparato digerente: i sintomi di queste patologie sono molto simili, anche se i segmenti del tratto gastro-enterico coinvolti sono differenti. Le MICI sono malattie croniche intestinali su base flogistica contraddistinte da un decorso tipicamente ricorrente, caratterizzato dall'alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione: la cronicità delle malattie non esclude che chi ne è affetto possa avere periodi prolungati di benessere, ma la norma è la ricomparsa di fasi acute di infiammazione, talvolta "a ciel sereno", senza prodromi o segni indicatori.

Una differenza importante tra una normale gastro-enterite ed una MICI  è costituita dal fattore tempo: nel caso di un'infezione gastro-intestinale, i sintomi quasi sempre scompaiono nel giro di una o al massimo due settimane, mentre una malattia infiammatoria cronica intestinale può durare più a lungo e ripresentarsi con altri episodi di riacutizzazione dei sintomi; non devono essere confuse con la sindrome dell’intestino irritabile che, invece, rappresenta una patologia funzionale, che compromette la motilità gastrointestinale e la peristalsi ma, generalmente, non è caratterizzata da infiammazione.

Esempi di MICI sono il morbo di Chron e la retto-colite ulcerosa: in via esemplificativa, il primo, caratterizzato da dolori addominali, coinvolge prevalentemente l’ileo distale ed il colon prossimale, implicando frequentemente la valvola ileo-cecale, anche se può localizzarsi in qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale, dalla bocca fino all'ano e per questo viene chiamata anche ileite terminale o ileite regionale; la seconda, al contrario, è limitata generalmente al tratto terminale del colon ed al retto, ed è contrassegnata dalla presenza di sangue nelle feci.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali si presentano in diverse forme, classificabili a seconda della durata e della frequenza delle riacutizzazioni, in acute, quando si manifestano in forma molto intensa, con una rapida progressione dell'infiammazione; remittenti, se le riacutizzazioni si manifestano più di una volta all'anno; intermittenti, se trascorre più di un anno tra due riacutizzazioni successive; croniche, se una crisi dura più di un anno. Si parla di riattivazione della malattia se l'infiammazione si riacutizza in una porzione di intestino già colpita dall'infiammazione in passato.

Le cause che portano all'insorgenza delle MICI sono sconosciute, anche se è noto che essendo patologie immunomediate, i fattori genetici sono un elemento da prendere in considerazione; alterazioni immunologiche o ambientali associate a quadri infettivi sono elementi fondamentali per la genesi della sintomatologia e per l'evoluzione della malattia. L'eziopatologia è riconducibile ad un'eccessiva risposta immunitaria agli antigeni fisiologicamente presenti a livello intestinale: per cause tuttora ignote, il sistema immunitario produce auto-anticorpi che provocano fenomeni autoimmuni; le alterazioni del microbiota o del microbioma sembrano avere un quadro rilevante nella patogenesi della malattia.

La sintomatologia delle MICI è quanto mai vasta, aspecifica e spesso invalidante: dolori addominali; vomito; febbre, calo ponderale ed astenia, tachicardia sono solo alcuni dei sintomi più frequenti che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, anche se la diarrea, con scariche alvine frequenti, spesso liquide o mucose, e feci granulose, talvolta con presenza di pus ed evacuazioni dolorose, sono un segno preponderante e pressoché costante. La presenza di sangue visibile, dovuto ad ematochezia o rettorragia, oppure sangue di sangue occulto nelle feci può essere considerata un sintomo persistente; qualche volta si possono verificare proctorragie massicce.

Possibile fattore peggiorativo delle MICI può essere innanzitutto lo stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

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può essere innanzitutto lo " href="https://www.nutriwest.it/glossario/stress/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">stress, al punto che le componenti emotive possono essere considerate un fattore scatenante; anche i FANS o gli antibiotici, oppure l'assunzione di alcuni cibi possono causare una riacutizzazione. La Kinesiopatia® e Kinesiologia Transazionale® possono offrire differenti strumenti in grado di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia cronica debilitante: solo a titolo esemplificativo, il ricorso al profilo nutrizionale o al test per l'identificazione delle intolleranze alimentari sono in grado di aiutarci a evidenziare quadri pro-infiammatori o micro-carenziali che possono svolgere il ruolo di cofattori eziologici.

" href="https://www.nutriwest.it/glossario/m-i-c-i/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">M.I.C.I., la " href="https://www.nutriwest.it/glossario/s-i-b-o/" target="_blank" data-mobile-support="0" data-gt-translate-attributes='[{"attribute":"data-cmtooltip", "format":"html"}]' tabindex="0" role="link">S.I.B.O., la celiachia: in questo caso, ove possibile, occorre agire sulle cause determinanti, anche se l’utilizzo degli enzimi contenuti nel Total Enzymes si rivela utile non solo per la digestione del lattosio, ma soprattutto per ridurre lo stato infiammatorio intestinale.

Anche il fatto di non bere latte per periodi molto lunghi può far “dimenticare” all’organismo come produrre l’enzima, causando la sintomatologia, così come assumere nuovamente questo alimento permette al corpo di sviluppare l’enzima essendo la lattasi è un enzima inducibile: nella transizione può essere utile l’uso degli enzimi assunti per via orale.

Si ritiene che l’ipolattasia dell’adulto sia una condizione primitiva, cioè fisiologica e che la persistenza di lattasi in età adulta debba essere considerata una anomalia dovuta allo sviluppo della pastorizia ed al consumo di latte oltre l’età dello svezzamento; assumendo latte caldo è possibile avere sintomi simili anche possedendo normali concentrazioni di lattasi, come conseguenza della conversione del lattosio in lattulosio, ad opera del calore, che divenendo indigeribile, determina sgradevoli conseguenze decisamente sovrapponibili a quelle dell’intolleranza.

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